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"Violenze ai danni della donna"

Quotidianamente i media ci informano sulle violenze ai danni della donna, quasi questo triste fenomeno fosse lievitato, anche se nei secoli è sempre accaduto. Nelle realtà contadine la figura femminile è sempre stata in stato di sottomissione, non aveva capacità di pensare, reagire, volere; solo negli ultimi 150 anni la figura femminile, con lento cammino, si è avvalsa del potere di studiare, parlare, progettare. Indipendentemente dalle le ragioni sociali e storiche è certo che la preponderanza maschile, la violenza psicologica e fisica pervade oggi più che mai la nostra società. Essa è molto sfaccettata: c'è il controllo, l'isolamento, la gelosia patologica, la molestia assillante e critica, evidenti umiliazioni e intimidazioni, indifferenza alle richieste affettive, le minacce, violenza economica, stalking. Vi è poi la violenza fisica progressiva fino all’omicidi0. Resoconti e richieste d ‘aiuto sono sempre giunte nei nostri Consultori. Arrivavano e arrivano donne che si sono sentite violate nella loro libertà e nella loro indipendenza anche dal punto di vista fisico. Chi sono questi uomini? Non esiste la figura tipica del violento. Se per ragioni culturali in alcune società sono quasi abituali i compagni violenti, nel mondo occidentale questo e un reato preciso e punibile. Ma quante sono le donne che hanno il coraggio di denunciare? Spesso una sudditanza psicologica impedisce a queste la denuncia, per paura di ripercussioni in nome dei figli, in nome di ripercussioni legali che coinvolgerebbero carriere ecc. In consultorio però sono giunte anche ragazze sudamericane ricongiunte alle loro madri che hanno affermato: “Ho capito solo al mio arrivo in Italia che le donne non sono abitualmente picchiate ...” E ancora abbiamo ascoltato donne che, portato a termine il progetto figli, si sono separate da compagni violenti e svalutanti con nelle orecchie le parole dei figli che le accusavano di averli fatti crescere nella violenza. Uomini deculturati ma anche professionisti, tutori dell’ordine, nullafacenti, indigenti, abbienti. Ci siamo sempre chiesto e chiediamo da che cultura familiare provenga l’uomo in questione, se è sempre stato violento o lo è diventato. Certo conosciamo il passato delle donne che ascoltiamo, il più delle volte con una famiglia svalutativa, o come tale vissuta. E ancora l’ascolto di un caso di violenza inflitta da una compagna che evidentemente aveva assunto nel rapporto di coppia l’identità maschile che faceva vivere in sudditanza psicologica svalutativa e violenta la compagna e la figlia di quest’ ultima, frutto di un precedente legame. Certo che nell’ ascolto di queste donne si coglie una mancanza di autostima, paura di affrontare la vita da sole, ricatti suicidari dell’aguzzino o la convinzione che la violenza faccia parte di una forma d’amore. E ancora sindromi di dipendenza psicologica, e ancora una volta abbiamo ascoltato unioni con narcisisti perseguite negli anni con alterna fortuna all’ insegna di” io ti salverò” Quali sono i disturbi che albergano o permangono nelle donne ascoltate? Depressioni, disturbi d’ansia, tra le giovani disturbi alimentari, tentativi suicidari come forme di addiction (più frequentemente alcool). E chi è riuscita ad uscirne a volte rimane prigioniera in una” Sindrome post traumatica da stress.” Abbiamo tristemente ascoltato mamme percosse e ricattate dai figli, vittime di dipendenze da alcool, droga, ludopatia. Va anche indagato perché una donna rimanga coinvolta da un partner controllante e permetta ai suoi figli di crescere in balia di tutto ciò. Non a discolpa, ma la violenza, va sottolineato, è un evento che entra continuamente e con prepotenza e grande immediatezza attraverso i media nelle nostre case, creando forse una sorta di assuefazione; i fatti cruenti vengono quasi percepiti come normali. Merita una riflessione quanto la visione di comportamenti violenti possa indurre all’ imitazione da parte del giovane internauta, quasi fosse sdoganata. Necessita una tutela ai minori cresciuti nella continua visione di una realtà virtuale parallela che si sovrappone e si mescola a quella reale. Ancora casi di abuso di minore all‘interno della famiglia allargata sono stati tristemente ascoltati non denunciato o volutamente ignorato dalla famiglia o da chi da minore lo aveva subito, portando con sé ferite non rimarginate. Infine, violenze psicologiche da parte di familiari facenti parte di una religione alternativa. Negli ultimi anni le donne fortunatamente hanno introiettato l ‘esistenza di varie associazioni antiviolenza che sono nate e sono molto ben organizzate, facendo un po’ a scemare le richieste. Fortunatamente, perché noi offriamo solo un ascolto e il sostegno per i figli, che non prevede le procedure legali di una denuncia e l ‘intervento dei Servizi.

Cinzia Zaccaro